martes, octubre 14, 2008

Amarezza

Tutto come prima. Niente era cambiato in dieci anni. Macarena, uscendo dalla stazione, si ritrovò immersa nei rumori, negli odori, nell’atmosfera della “sua” città. Perché aveva aspettato tanto per tornare? Si incamminò lentamente, pensierosa, verso il taxi con la luce rossa che la aspettava vicino alle scale dell’ingresso della “Estación Central”. Il numero di cellulare e l’indirizzo della casa di César scorrevano in fiumi d’inchiostro blu nel pezzo di fazzoletto di carta in cui glielo aveva scritto dieci anni prima, quando si salutarono per sempre senza saperlo.

Il taxi arrivò a destinazione. Pioveva ancora e Macarena rimase alcuni secondi in macchina dopo aver pagato la corsa, gli occhi fissi in quel pezzo di fazzoletto vecchio e giallastro per il passare del tempo. Non si vedevano alcuni numeri ma cosa importava ormai. Era tardi per parlare con il proprietario di quel numero di cellulare. Era tardi... non c’era più... César era sparito per sempre e adesso si trovava chissà dove. Esisteva un cielo per lui? O magari la sua anima si era persa nel nulla per sempre?

Macarena scese dal taxi e si indirizzò verso la casa gialla con mattoni a vista all’angolo della strada. La porta era aperta e decine di conosciuti e sconosciuti riempivano l’ingresso, il soggiorno, la cucina. Una marea di vestiti neri e volti seri e alcune lacrime davano il benvenuto a quelli che arrivavano.

Pilar, la migliore amica di César si avvicinò a Macarena e con tono secco e distante le fece sapere che César, da quando era stato mollato da lei, non si era mai ripreso e ogni giorno sembrava più triste e malato. Lei aveva cercato di tirarlo su, addirittura gli aveva fatto conoscere una ragazza molto carina e simpatica con cui era riuscito ad uscire per due anni, ma che alla fine aveva lasciato perchè non l’amava, perchè i suoi pensieri erano lontani, in un altro paese a migliaia di chilometri.

Macarena non sapeva cosa dire e rispose solamente con un profondo e amaro “lo siento”, mi dispiace. Non era sua intenzione fare del male a César ma sarebbe stato ipocrita rimanere insieme a lui se per lei, la storia, ormai era finita.

Rimase in quella casa solo il tempo sufficiente per dare l’estremo saluto a César, ormai sordo e cieco, freddo e inerte... morto. Si avvicinò al suo feretro e rimase cosi, ferma, gli occhi fissi come nel taxi. Anche César sembrava vecchio e giallo come il fazzoletto di carta con il suo numero, ma cosa importava ormai. Era tardi e lei doveva partire.

Le luci della città si facevano più fioche e lontane e Macarena, osservandole dal treno in corsa, provò un senso di profonda amarezza.

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